“I pazienti con DOC sono come i piloti che volano di notte: possono contare sugli strumenti di volo, ma non sulla propria visione”
dal Blog scuole APC SPC
di Graziella Pisano e Valentina Di Mauro
curato da Francesco Mancini
Uno dei principali sintomi del DOC è il dubbio persistente, che può invadere molti domini di azione; per ora è ben chiaro che le persone con DOC non hanno fiducia nella propria memoria il che è associato al controllo ripetuto. I teorici del DOC hanno osservato che i dubbi sono relativi anche alla loro stessa percezione, alle preferenze, ai desideri, alla comprensione di stati interni propri e degli altri.
Tali dubbi pervasivi possono portare ad una varietà di comportamenti patologici tipici, inclusi l’eccessivo auto-monitoraggio, i controlli, la ricostruzione mentale, domande incessanti e richieste di rassicurazioni esterne. Secondo la descrizione classica del DOC stilata da David Shapiro (1965) le persone con tendenze ossessivo-compulsive hanno perso “l’esperienza della convinzione”, ovvero hanno una diminuzione della capacità di accedere direttamente ai loro sentimenti, desideri e preferenze e devono ricorrere ad indicatori esterni per inferire questi stati interni. Per usare la metafora di Shapiro le persone con tendenze ossessivo-compulsive possono essere paragonate a piloti che volano di notte, che devono contare sugli strumenti di volo piuttosto che sulla propria visione.
Liberman, N. & Dar, R. (2009)hanno esaminato i sintomi del DOC dalla prospettiva del sistema di controllo del feedback, e suggeriscono che possa essere compreso in termini di una difficoltà nel monitorare i progressi associata alla tendenza ad aumentare i tentativi di monitoraggio di fronte a queste difficoltà.Essi evidenziano che gli scopi perseguiti tipicamente dagli individui con ossessioni e compulsionisono di prevenzione o evitamento, ed essendo difficile monitorare il progresso di questa tipologia di scopi, un minimo errore oppure una momentanea mancanza di attenzione sono sufficienti a generare un fallimento disastroso.
In assenza di un chiaro progresso verso l’obiettivo, tutto ciò potrebbe portare ad un circolo vizioso di sempre maggiore ansia e monitoraggio. Infine, anche l’aumento della responsabilità potrebbe condurre ad aumentare, piuttosto che a diminuire, il monitoraggio. Nel DOC la responsabilità prende la forma di una colpa esagerata riguardo le proprie azioni, che dunque potrebbe portare ad un aumento dei tentativi di monitoraggio. Alla luce di ciò,i sintomi del DOC possono essere concettualizzati come una conseguenza “dell’intensificazione dei tentativi di monitoraggio di fronte alle difficoltà di monitoraggio”.
Il monitoraggio stretto cambia quando queste azioni sono ripetute più volte, poiché le azioni tendono a diventare abituali ed automatiche; così l’automatizzazione costituisce unaminaccia poiché è percepita come una perdita di controllo. Presumibilmente, in risposta a questa minaccia i rituali tendono ad essere più elaborati, in modo da prevenire l’automatizzazione e permettere uno stretto monitoraggio. Similmente, i rituali possono servire come segnali rappresentantidei progressi quando il monitoraggio è difficile,contare il numero di volte in cui ogni pagina è letta, ad esempio, può servirecome rappresentantedei progressi verso lo scopo sovraordinato di comprensione del testo. I rituali di lavaggio possono servire come rappresentanti per evitare la contaminazione. Infine cercano spesso fonti alternative per ottenere un feedback sui progressi, ad esempio fare affidamento a regole e norme o chiedere rassicurazione o informazioni “oggettive” agli altri. Il controllo può essere difficile quando lo scopo è uno specifico stato interno, piuttosto che uno stato esterno, i pazienti con DOC possono ripetere un’azione molte volte finchè raggiungono uno stato soggettivo specifico; poiché essi hanno un deficitario senso dei propri stati soggettivi, incontrano difficoltà nel monitorarli. Queste difficoltà, associate alla bassa tolleranza per l’incertezza portano le persone con tendenze ossessivo-compulsive ad aumentare il monitoraggio delle proprie esperienze soggettive. Tale aumento del monitoraggio probabilmente favorisce una scarsa fiducia in questi stati interni già vaghi e transitori. Questo modello può tenere conto dell’esperienza soggettiva delle persone con DOC, inclusa la vigilanza, l’ansia ed un senso di compulsione, la vigilanza e l’ansia sono endemiche al monitoraggio stretto. La compulsione, un tratto caratteristico dell’esperienza ossessivo-compulsiva, può essere concettualizzato come una forma estrema di motivazione estrinseca ed è anche una conseguenza del monitoraggio stretto. Così nel caso di scopi introiettati,questo senso di compulsione, porta ad un monitoraggio ancora più serrato ed a un aumento delsenso di compulsione stesso. Secondo questa analisi allora, sia l’ansia che il senso di compulsione possono essere antecedenti così come conseguenze del monitoraggio stretto. Infine si potrebbe evidenziare che la prospettiva suggerita può contribuire alla comprensione non solo del DOC ma anche di altre condizioni psicopatologiche, molti disturbi d’ansia implicano scopi di evitamento senza un chiaro punto di stop; come risultato, le persone con questi disturbi elaborano “comportamenti di sicurezza” che possono essere visti come rappresentanti dei progressi verso il raggiungimento di un vago scopo di sicurezza. Ad esempio, un paziente agorafobico, può mappare ogni pronto soccorso sulla strada per andare a lavoro ed un paziente con il panico può rispondere all’aumento del battito cardiaco sedendosi e fermandosi per evitare un attacco cardiaco. Possiamo trovare i rituali in molti altri disturbi oltre al DOC spesso per ragioni simili, ad esempio nei disturbi comportamentali, incluso l’autismo e la sindrome di Asperger. La presente analisi potrebbe suggerire che i rituali all’interno di questi disturbi potrebbero anche essere associati ad una carente accessibilità agli stati interni, ad un maggior bisogno di controllo ed ad un senso di controllo più basso, all’intolleranza dell’ambiguità ed all’ansia.
Bibliografia
- Liberman, N. & Dar, R. (2009). Normal and pathologicalconsequences of encounteringdifficulties in monitoring progress towardgoals. In G. B. Moskowitz and H. Grant (Eds.), The psychology of goals. New York: Guilford, pp 277-303.
- Shapiro, D. (1965). Neurotic Styles. New York: Basic Books.