EMDR: cosa avviene in seduta. Le 8 fasi dell’intervento
Immaginate di volervi lasciare alle spalle un evento traumatico. Il terapeuta chiede di richiamare alla mente l’immagine peggiore del ricordo traumatico, mentre muove rapidamente le sue dita avanti e indietro davanti ai vostri occhi.
Un evento traumatico, secondo la classificazione del DSM-IV-TR, prevede che vi sia stata un’esperienza personale di impotenza e vulnerabilità di fronte a un evento minaccioso (soggettivo o oggettivo) che ha messo a rischio l’integrità fisica e/o il senso di sicurezza psicologica.
I movimenti oculari, spesso caratteristici del trattamento, sono dei “facilitatori” dell’elaborazione dell’esperienza traumatica, ma rappresentano solo un aspetto di una procedura ben più complessa.
L’EMDR prevede 8 fasi:
La prima fase dell’EMDR ricorda l’inizio della maggior parte delle psicoterapie: la messa a punto delpiano terapeutico. Si indaga, quindi, sui problemi attuali del paziente, sugli eventi accaduti nei primi anni di vita, sugli eventi passati responsabili dell’attuale sintomatologia e sugli obiettivi che si desiderano ottenere dalla terapia.
Nella seconda fase si spiega al paziente in che cosa consiste l’EMDR e come funziona. In questa fase è possibile anche lavorare sulle risorse del paziente, che possono essere utili nell’affrontare l’elaborazione del trauma.
Nella terza fase vi è la descrizione approfondita dell’evento traumatico: si chiede, quindi, al paziente di identificare la parte peggiore dell’esperienza traumatica, la convinzione negativa su di sé che accompagna l’immagine (es. “Sono impotente”), le emozioni e le sensazioni corporee associate al ricordo che si attivano durante la focalizzazione. In questa fase si identifica anche la cognizione positiva, ovvero, ciò che il paziente vorrebbe pensare su di sé in relazione all’evento negativo (es. “Posso reagire”).
La quarta fase è quella della desensibilizzazione ed è quella in cui vengono utilizzati i movimenti oculari (o altre forme di stimolazione bilaterale). In questa fase si chiede al paziente di focalizzarsi sugli elementi del ricordo identificati nella terza fase invitandolo a notare tutto ciò che accade dentro di sé durante il set di movimenti oculari (es. emozioni, pensieri, immagini, sensazioni corporee).
Questo tipo di intervento continua fino alla completa desensibilizzazione, cioè fino a quando il paziente, pensando al ricordo traumatico, non prova più alcun fastidio.
Nella quinta fase si lavora sulla cognizione positiva e su come questa possa legarsi all’evento traumatico precedentemente desensibilizzato e sostituire così la cognizione negativa. L’importanza di questa fase sta nel fatto che si può subito notare una maggior fiducia in sé nel paziente e uno stato di calma a livello emotivo e corporeo.
Nella sesta fase si fa eseguire al paziente una scansione corporea con l’obiettivo di verificare la presenza di eventuali tensioni.
Nella settima fase, quella della chiusura, si danno indicazioni al paziente su come gestire eventuali sedute incomplete (ovvero quelle in cui la desensiblizzazione non è stata completata e il ricordo provoca ancora disagio emotivo).
L’ottava fase avviene nella seduta successiva dove i risultati dell’EMDR vengono verificati per poterli rafforzare oppure per lavorare su alcuni aspetti che ancora attivano il paziente a livello emotivo.
Fonti: Associazione per l’EMDR Italia www.emdr.it
Fernandez, I., Giovannozzi, G. (2012). EMDR ed elaborazione adattiva dell’informazione. La psicoterapia come stimolazione dei processi psicologici autoriparativi. Il Pensiero Scientifico Editore. Supplemento alla Rivista di psichiatria, 2012, 47, 1