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Morgan e San Remo… Non se ne può più.

morganSono certa che Morgan non sia il solo cantante che fa uso di cocaina e sono certa che non sia il solo che ha detto di usarla a un giornalista. Mi domando come mai tutto questo sia accaduto a pochi giorni dall’apertura del Festival di San Remo.

E dunque non se ne può più nemmeno di queste ipocrisie e falsi scoop. Che fastidio e anche un po’ di noia! Non solo perché non credo alle coincidenze e non credo che a Morgan manchino consulenti e professionisti che possano – semmai lui fosse distratto – indicargli cosa e come dire di sé a un giornalista… Fastidio soprattutto che si s-parli di Depressione in questo “malo modo”.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), riferisce che il “male di vivere” si appresta a diventare una delle malattie più pericolose del ventunesimo secolo. La depressione infatti fa oltre 150 milioni di “vittime” al mondo e, dal quarto posto attuale, passerà al secondo nel 2020 tra le malattie che provocano maggiore disabilità e giorni persi di lavoro. Più del diabete, dell’ipertensione, dell’artrite. Ora stiamo parlando di Depressione. Una malattia con sintomi devastanti e invalidanti: umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto (per es., si sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso), marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come riportato dal soggetto o come osservato dagli altri), significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese) oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi ogni giorno; insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno; agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno;depressione2

faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno; sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi ogni giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per essere ammalato); ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come impressione soggettiva o osservata dagli altri); pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l’ideazione di un piano specifico per commettere suicidio)i.

Stiamo parlando di 150 milioni di vittime, stiamo parlando di persone che “migrano” da uno specialista all’altro da un farmaco all’altro, stiamo parlando di frequenti ricadute… di una Comunità Scientifica che ogni giorno lavora con professionalità e serietà per affrontare ed evitare la previsione dell’OMS di cui sopra.

Perciò, per cortesia, un po’ di rispetto. Morgan dice al pubblico di Vespa, a Porta a Porta che una clinica in Svizzera lo ha sedato con delle benzodiazepine (psicofarmaci), non sappiamo che terapia seguano in quella Clinica, ma mi domando se possiamo credere che Morgan sia capitato lì senza nessuna indicazione medica. Sono portata a credere invece che sia stato inviato a una prestigiosa clinica con certificazioni di esito e trattamenti sperimentati da luminari e specialisti che lui ha contattato. E se non è così, se nemmeno lui è in grado di usufruire del meglio, cosa dobbiamo pensare della popolazione che soffre di questa malattia e che certamente non ha le possibilità economiche e le conoscenze di Morgan?

Vero è che anche M. Jackson pare sia stato vittima di ‘eccessive cure’… ma non vi pare che stiamo parlando di altro? Non vi pare che forse la diagnosi di depressione sia un problema di Morgan e per questo certo deve essere aiutato (ma anche gli altri 150 milioni di individui), ma che vi sia probabilmente anche altro?

Quindi tentiamo di riportare le discussioni al loro posto:

San Remo dovrebbe parlare di musica e possibilmente proporre buona musica;

I cantanti dovrebbero fare buona musica e non parlare delle terapie della depressione;

I giornalisti, sarebbe auspicabile che scrivessero pezzi interessanti e non corressero dietro a ciò che fa più ‘rumore’;

La politica dovrebbe ripensare alla polis e non al potere;

I professionisti della salute dovrebbero avere come obiettivo la salute dei pazienti come persone nella loro complessità, non solo la malattia astratta dalla loro vita, dalle loro emozioni;

Ma, se San Remo avesse da raccontare una buona musica non sentiremmo parlare di depressione da Morgan e, solo 12 mesi fa, di gay da Povia, altro inutile e fastidioso rumore su una canzone.

Se i giornalisti riprendessero a scrivere cose interessanti e a fare inchieste, capiremmo meglio cosa sta accadendo al nostro Paese e nel mondo. Se la politica avesse più cura del bene sociale non saremmo vittime del potere e delle frustrazioni di chi lo rincorre perdendo di vista l’obiettivo del benessere della comunità. Se i professionisti della salute fossero più attenti alle persone considerando le loro vite e le loro emozioni assieme alle patologie, ascoltando le richieste, sono certa che avremo più guarigioni e maggiore benessere.

Alcuni di questi desiderata sono quasi utopie, ma riportando la riflessione a Morgan e a San Remo, l’obiettivo mi pare ragionevole e anche un po’ banale.

Da VITA non profit magazine

Morgan, la droga di San Remo

L’Italia insorge e si appassiona al caso del cantante dei Blu Vertigo

Morgan canterà a Sanremo? E’ questo oggi il rovello degli italiani, dopo l’esclusione del cantante dei Blu Vertigo, determinata dalla sua intervista con outing sull’uso di cocaina in funzione antidepressiva. Pagine sui giornali, commenti, parole grosse: “cattivi maestri”, “ipocriti”… Ecco la nostra selezione.

“Sanremo, no a Morgan” è il titolo del richiamo in prima pagina del CORRIERE DELLA SERA. All’interno al caso sono riservate due pagine, la 28 e la 29. “Morgan escluso da Sanremo ed è polemica (anche) politica”: «La smentita dell’intervista a Max, in cuicantante confessava di fare uso quotidiano e regolare di crack non ha convinto i vertici Rai…Il 16 febbraio Morgan non sarà sul palco dell’Ariston. A meno che…In serata infatti Masi e Mazza sono parsi possibilisti su una riapertura nel caso Morgan si penta davvero». Sull’esclusione la politica si divide: da una parte chi la ritiene doverosa, come Gasparri, La Russa e Giovanardi, dall’altra che pensa sia una scelta ipocrita. Fra questi Claudia Mori e i radicali. Intanto però è partita la gara per averlo in trasmissione. Se lo contendono Bruno Vespa, in onda stasera, Giletti e la Ventura. Il CORRIERE poi riprende il confronto fra Morgan e il ministro Meloni trasmesso da Radio Gioventù in cui il cantante ha detto di «non essere mai andato in onda sotto l’effetto di alterazione mentale: articolare discorsi davanti a una telecamera non sarebbe possibile…Purtroppo a volte uso un linguaggio esuberante e stravagante, tuttavia questo non vuol dire che io abbia fatto l’apologia della droga». “Macchè bello e dannato, quella è fantasia” è invece il titolo del ritratto di Morgan così come lo vede l’amico Sergio Carnevale, anche lui dei Bluvertigo: «Marco (Morgan, ndr) ha fatto di se stesso una specie di show. Ricordo un sacco di feste dove bastava un pianoforte a metterlo in moto. È un jukebox vivente. Ha una voracità pazzesca nel fare le cose. Per dire: per lui le vacanze sono una perdita di tempo». Nessun segreto particolare emerge dall’intervista. Spiega Carnevale: «Bisogna guardarsi dagli amici che appena vedono una telecamera o un taccuino si mettono a spifferare confidenze». LA REPUBBLICA che apre sul voto alla Camera (“Sì al legittimo impedimento”) dedica a Morgan un richiamo in prima, due pagine interne (44 e 45) e un commento. Comincia Carlo Moretti che in “Morgan fuori dal festival” annuncia il previsto pentimento in diretta tv del cantante: andrà da Bruno Vespa e farà autocritica per riconquistare il trapuntino a Sanremo. In realtà sottolinea il cronista Morgan aveva parlato della cocaina come di una personalissima cura contro la depressione. Ieri ha detto: «le cure sono già iniziate, due anni fa in Inghilterra. Sono ancora all’inizio del mio percorso di recupero dalla tossicodipendenza, ma voglio farcela prima di tutto per mia figlia, poi per la musica che è la parte migliore di me, Ho commesso un errore ma non penso di aver infranto il regolamento di Sanremo». Gli ha risposto in diretta tv il ministro Meloni: «hai la grande opportunità di passare dall’essere un cattivo maestro all’essere un esempio positivo per tutti coloro che ti ammirano». Nel frattempo Masi aveva annunciato che Morgan non potrà andare a Sanremo a meno che…. «Siamo aperti al perdono e seguiremo con attenzione un ravvedimento autentico e non strumentale». Per il quale ovviamente Vespa stava già lavorando. L’avessero chiesto ad un autore televisivo o a uno sceneggiatore di fiction, non avrebbero saputo fare meglio – chiosa il cronista che nella pagina accanto intervista proprio Morgan: «L’esclusione non mi annienterà. Ho resistito a momenti ben più difficili… Quello che mi fa soffrire è il travisamento della verità. Avevo riposto fiducia in un ragazzo, un fan che si è presentato a casa mia per l’intervista… le pare che possa pubblicamente dire che la droga fa bene? Ho una figlia, mi rendo conto anche io delle responsabilità e delle conseguenze che le mie parole potrebbero avere…. Ho fatto uso della droga ma non la considero una cura». In taglio basso intervistina a Nino D’Angelo: «Una persona malata va aiutata non squalificata». Il commento è di Francesco Merlo: “Il falso maledetto”: fosse stato un vero maledetto non andrebbe da Vespa a ritrattare, il capo cosparso di cenere, a mettere in piazza il suo malessere di fronte a un popolo di politici, cantanti, uomini Rai ciascuno dei quali ha suggerito una ricetta. «Quello che si dice è peggio di quel che si inala. Va ricordato che l’Italia è diventato il primo paese d’Europa nel consumo di droga…. questi sciacalletti del marketing sanremese dovrebbero evitare di scherzare con la sofferenza dei ragazzi come Cucchi che fu ammazzato di botte, e dei giovani detenuti, non degli habitues della televisione ma degli esclusi». Morgan, ovvero il “fumatore di cocaina” come lo definisce IL GIORNALE che in copertina afferma “Giusto cacciare Morgan da Sanremo”, scrive Massimo De Manzoni «non perché è un drogato, ma perché ha fatto l’apologia della droga. E per di più l’ha fatto dopo che con il programma X factor si è ritagliato un ruolo diverso da quello di artista maledetto. Volente o non volente quella trasmissione rivolta ad un pubblico giovanile l’ha trasformato in un piccolo maestro mediatico. Certe parole pronunciate da una sorta di ex cathedra mediatico acquistano un fascino particolare e in questo caso nocivo». De Manzoni, qualche riga prima di questa conclusione, spiegava: «Qui non s’intende fare della demagogia d’accatto e pertanto diciamo subito che la proposta di fare il test anti-droga a tutti gli artisti che saliranno sul palco dell’Ariston è una solenne sciocchezza (non a caso, l’idea è sostenuta dai giovani comunisti e dall’onorevole Alessandra Mussolini). Né vogliamo fare gli ipocriti: sappiamo perfettamente che una percentuale non quantificabile statisticamente assai rilevante di chi si esibirà al Festival fa uso di sostanze stupefacenti come e più dell’ex cantante dei Blu Vertigo. Ma il problema non sta nei comportamenti privati degli artisti, sta negli insegnamenti pubblici e qui avendo viso da vicino le devastazioni della droga un pizzico di moralismo sia d’obbligo». IL MANIFESTO: «Il crack di Morgan a Sanremo» è il titolo del richiamo a piede della prima pagina che ha come occhiello “Proibizionismo”. Al caso Morgan anche il commento di Marco Boccitto «Matto da (s)legare» che inizia in prima e prosegue nelle due pagine che IL MANIFESTO dedica al caso. «Il caso Morgan dimostra quanto stonato sia il paese del belcanto. Un divo pop che è spesso in tv, presunto drogato, racconta con straordinaria lucidità momenti delicati della sua esistenza. Un intero sistema, presunto nemico della droga, gli rovescia addosso con allucinata ferocia tutto il suo biasimo (…)». Nel pezzo principale «Il grande crack di Morgan» Stefano Crippa sull’esclusione dal Festival osserva «(…) Va bene la strategia degli scandali montati ad arte, di cui il festival fa collezione da tempo immemorabile pur di tenere desta l’attenzione, Povia e il suo Luca era gay è di appena dodici mesi fa, purché rispettino uno straccio di sceneggiatura. Il fatto è che Marco Castoldi alias Morgan, è andato – secondo i vertici Rai, troppo oltre (…)». Un ulteriore articolo affronta invece lo stile del cantante «(…) Dal neofuturismo dei Blu Vertigo al neoretrò di Italian Songbook vol. 1 ci passa un’epoca intera. Rifiutare l’orrore della cultura pop nazionale di oggi è un gesto culturale forte, sottilmente politico. Pretendere di farlo a X factor, magari, è un doppio salto mortale, uno sporco lavoro. Ma qualcuno doveva pur farlo. Purché gli scagnozzi di Berlusconi non prevalgano», chiude la sua analisi dello stile Morgan Alberto Piccinini. Anche il SOLE 24 ORE non si sottrae e dice la sua sul caso Morgan, con un commento di Davide Rondoni dal titolo “Le prime pietre” scagliate a Morgan: «Siamo un popolo di depressi rappresentati da divi e semidivi depressi? O forse gli italiani si sono depressi a furia di voler somigliare ai divi che gli vengono proposti di continuo? Insomma, la prima bastardata di questa vicenda è che la depressione invece d’esser trattata con delicatezza e attenzione viene sparata in mezzo a paccottiglia tipo lustrini di Sanremo e di isole di chissà chi. La depressione è una faccenda seria. È un male che quando è reale rischia di far perdere alla gente lavoro e affetti, mica una comparsata tv. Il secondo motivo di bastardata della faccenda è che la droga, come ben sapeva Baudelaire, è ciò che ammala la libertà, e dunque, è il contrario della “cura” della depressione. È un analgesico, non una soluzione. Almeno il mio amico Morgan è stato sincero (…) . Tutto questo parlare di depressione serve benissimo a parlare del vero ospite che non vogliamo guardare negli occhi: l’errore, il nostro errore. Imputandolo a una specie di malattia dai confini incerti, ci “droghiamo”, ci togliamo per un po’ il dolore. Ed evitiamo di guardare il reale. La parola depressione è essa stessa ormai una droga che usiamo per evadere da noi stessi e dalla fatica della libertà. Servisse a parlare di nuovo di libertà, questa polemica futile. Sarebbe un segno che ci sono ancora uomini liberi in questo paese. Che non si affidano né al successo né alla droga. E che non hanno paura di guardare in faccia i propri o gli altrui errori. Sarebbe segno che c’è in questo paese una pasta d’uomini che non oscilla tra depressione ed euforia, tra luci della ribalta effimera e buio della depressione. Uomini che conoscono il dolore e la gioia. Che sono ben altro dalle loro troppo usate maschere di successo e cosiddetta depressione». “Morgan via dal festival. «Non avevamo scelta»”: su AVVENIRE la vicenda è a pagina 8. L’articolo dice che «Morgan ha sbagliato e deve pagare», «ma attorno a questa delicata vicenda si sta scatenando un polverone che rischia di non essere utile alla vera causa», e che tutto si trasformi in uno «spettacolo stile arena finendo solo per aiutare l’auditel». Una critica in particolare va alla puntata di Porta a Porta: «più che redimersi Morgan doveva teleredimersi». Masi intanto apre lo spiraglio, dicendo che da Morgan la Rai si aspetta un gesto clamoroso: «sarà così, vedrete, Morgan novello figliol prodigo verrà riammesso al Festival dalla generosa Rai. E tutta questa vicenda resterà purtroppo solo una bufera mediatica. Di spalla un’intervista a don Antonio Mazzi, per cui Morgan è «un vero balordo», evidentemente «in doppia diagnosi», che «ha banalizzato tutto in maniera impressionante»: ora «urge prendere subito delle decisioni drastiche per salvare i nostri ragazzi e lo stesso Morgan». “Morgan e l’elogio dell’ipocrisia” è il titolo di un editoriale de LA STAMPA in prima pagina firmato da Michele Brambilla. «Tutti coloro che hanno contestato l’esclusione di Morgan da Sanremo hanno fatto ricorso a questo vocabolo-totem, uno dei più gettonati per ridurre al silenzio chiunque si azzardi a evidenziare un comportamento sbagliato (gli altri sono “moralismo” e “perbenismo”). Di “ipocrisia” ha parlato Claudia Mori. Di “ipocrisia proibizionista” i radicali Michele De Lucia e Andrea De Angelis. Di “festival dell’ipocrisia” Mario Adinolfi del Pd». Il vocabolo era il più ricorrente nei lanci delle agenzie di ieri, scrive l’editorialista. L’argomentazione è la seguente: si drogano tutti, nel mondo dello spettacolo e perfino in parlamento, perché prendersela con uno dei pochi che ha l’onestà di ammetterlo? Ma a questa stregua si potrebbe sostenere che, siccome tutti evadono le tasse, è “ipocrisia” punire l’evasore che viene scoperto; siccome ci sono legioni di ladri sarebbe ipocrita arrestare quelli che vengono beccati con le mani nel sacco, e così via. «Ci pare un moralismo al contrario» scrive l’editorialista de LA STAMPA, «per il quale è sufficiente dire urbi et orbi che si fa una cosa sbagliata per passarla liscia, anzi per guadagnarsi una medaglia».

iEstratto dal DSMIV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IV revisione).

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